lunedì 2 novembre 2009

I’omicidio di Napoli, il video e un giudizio di Giovanni Formicola

Gentilissimo Signor Direttore,

 
 

la registrazione dal vivo di un omicidio commesso in pieno giorno e nel cuore di Napoli, con feroce e fredda indifferenza l'abbiamo vista tutti.

 
 

Sono certamente facile profeta se prevedo che esso sarà - anzi, probabilmente già è - un video-cult (come oggi si dice) sui telefonini e pc di giovani e meno giovani, e non solo della malaNapoli. Ma sono almeno altre due le riflessioni che la visione di quel filmato impone.

 
 

La prima riguarda la sanzione da infliggere, se sarà individuato ed assicurato alla giustizia, al colpevole. Sfido chiunque a dimostrare che qualunque pena che sia meno dell'impiccagione possa essere giusta (e si legga in questo "giusta" tutta la pregnanza propria del termine). Lo dico da cattolico convinto e osservante: l'unico modo reale di amare il prossimo è impiccare gli autori di simili orrendi - lo ripeto, per indifferenza, ferocia e "faciltà" - crimini. Amore autentico per le vittime, e soprattutto per tutti quelli che potrebbero essere attratti dal cattivo esempio, in mancanza di una sanzione che sia autenticamente pedagogica, naturalmente non solo - ma anche - per il colpevole. De Maistre aveva visto giusto e lontano: l'abolizione della pena di morte avrebbe scatenato (scatenato, non creato) e moltiplicato i mostri, e il sangue sarebbe scorso a fiumi. Il problema vero è che oggi uomini e istituzioni non hanno la caratura e il quadro morale di riferimento per legittimare l'uso di un simile tremendo ed estremo mezzo di conservazione della società e del bene.

 
 

La seconda riflessione riguarda la mia città e il mio popolo. Sono napoletano e napoletano davvero, ma non sopporto più chi ogni tanto si adonta, come vergine ferita, delle critiche, anche quando suonano come invettive e insulti, "leghiste". Quel video, oltre la disumana ferocia del killer, che con ciò solo si è (si è) privato del diritto alla vita avendo perso radicalmente l'innocenza e l'umanità che lo fondano, documenta l'incanaglimento e persino la ferinità del popolo napoletano. Nessuna paura, nessuna abitudine, nulla ma proprio nulla, possono giustificare il silenzio, l'indifferenza davanti al corpo esamine di un uomo appena morto ammazzato, che viene addirittura scavalcato come se fosse un ostacolo non rimosso sul marciapiede. Questo "popolo", questa gente, questa massa informe ormai non è più difendibile.

 
 

Con amarezza La saluto

Giovanni Formicola 

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