domenica 21 febbraio 2010

Il 13 febbraio è iniziata la battaglia per riprendere il controllo della città di Marja (80.000 abitanti)nel sud dell'Afghanistan, nella provincia di Helmand. E'la più grande offensiva dal 2002: adesso 15.000 soldati tra americani, afghani e inglesi si stanno battendo contro i talebani che fino ad oggi hanno fatto da padroni.

Un buon inizio per capire qualcosa di quello che sta succedendo, è uno sguardo attento alla situazione sul campo. Siccome le cognizioni geografiche sono un requisito essenziale, si vada a google-maps, dove si capisce qualcosa della zona, per lo meno l'aridità, alcuni canali d'irrigazione in zone coltivate (oppio), la forma geometrica della cittadina ecc.

Ma il documento certamente più importante, e di facile lettura anche per chi non capisce l'inglese perché in formato slide, è quello prodotto dalla NATO (per notizie aggiornate si veda il sito dell'ISAF), quindi una fonte ben ufficiale, abbastanza recente, è datato 22 dicembre 2009, e contiene una serie di informazioni estremamente interessanti e utili. Slide n° 1, si inizia con una mappatura dei gruppi di insorgenti talebani (T) e non; la n°5 mostra la crescente presenza dei T sul territorio; la n°7 l'organigramma dei T e la razionalizzazione dello stesso dall'inizio della guerra; la n°8 è un grafico impressionante dell'incremento del numero di attentati, imboscate, IED ("improvised explosive device", bombe artigianali), IED disinnescati, attacchi con mortai e missili che hanno toccato il picco nell'estate dello scorso anno prima e durante le elezioni presidenziali; la n°18 fotografa la situazione di potere dei T . La conclusione del report è drammatica, il governo ombra talebano è adesso presente su tutto il paese; la n°21 spiega la struttura delle cellule T.

Subito dopo, si può leggere un'analisi del Center for a New American Security sullo stato dell'intelligence alleata in Afghanistan. E'redatto da tre esperti del settore, non da osservatori o studiosi universitari esterni, e porta a conclusioni diciamo drastiche. "Da 8 anni impegnata nella guerra in Afghanistan, l'intelligence USA è solo marginalmente rilevante nella strategia generale. Essendosi focalizzata soprattutto sull'analisi e la raccolta di informazioni sui gruppi insorgenti, l'apparato di intelligence è incapace di rispondere alle domande fondamentali riguardo all'ambiente e alla stessa popolazione che gli Stati Uniti ed i loro alleati cercano di persuadere. Ignoranza dell'economia locale e della questione agraria, vaghezza sui leader locali e su come potrebbero essere influenzati, disattenti alle relazioni tra i vari progetti di sviluppo e sulla cooperazione tra villaggi, disimpegnati nell'ascolto delle esigenze della popolazione – se hanno bisogno di aiuti economico umanitari o soldati -, gli ufficiali e gli analisti americani dell'intelligence non possono altro che darsi una smossa affinchè un'effettiva campagna di contro insurrezione risulti vittoriosa". In pratica l'accusa ai servizi è di essersi troppo concentrati sull'aspetto militare del nemico e poco sulle esigenze della popolazione, in contrasto con tutta la dottrina COIN.

Capito qualcosa della realtà non rosea, ma non disperata, si è pronti per cercare di comprendere la strategia di McCrystal. A nostra disposizione un documento di 30 slide in power point, secondo le migliori tecniche di management anglosassone, presentate dallo stato maggiore USA a dicembre. Il risultato sembra un quadro astratto, il giornalista del NYT lo paragona ad un opera di CY Towmbly in mostra a Roma. Il documento è un piccolo manuale di strategia e cerca di rispondere all'annosa questione di "come una grande potenza enormemente più forte può aver ragione di forze infinitamente più deboli di un paese del terzo mondo?". Infatti illustra bene, passo per passo – si consiglia anche di cliccare sui riquadri arancioni in alto a sinistra con i commenti - la logica dell'azione di contro insorgenza alleata. La questione centrale rimane, comunque si giri il problema, solo una: vincere la guerra nei conflitti asimmetrici non è vincere la pace e per raggiungere questo obiettivo sono necessari ulteriori passi quali garantire la sicurezza alla popolazione e un governo legittimo che fornisca servizi efficienti e promuova uno sviluppo economico. La prima azione di ogni strategia Coin è rappresentato non più dall'obiettivo della distruzione militare del nemico, ma dalla lotta tra i contendenti per la conquista della maggioranza della popolazione; è su questo punto che si innesta infatti qualsiasi possibilità di vittoria ed da qui partono le slide.

Ritornando all'offensiva, sembra per fortuna che le cose vadano bene (ma nessuno ha mai dubitato delle capacità militari alleate e in modo particolare di quelle americane come ha dimostrato la deposizione del mullah Omar nel 2002, quello che è mancato è tutto il resto come in Iraq: la coordinazione con l'amministrazione civile, l'impegno nella ricostruzione, la comprensione della società afghana, ecc.

Un articolo ripreso dall'American Enterprise Insitute non sopravvaluta l'arresto del così detto numero 2 dei talebani, il Mullah Abdul Ghani Baradar e per due motivi. Il primo, gli islamisti si sono sempre dimostrati in grado di rimapiazzare ogni perdita velocemente data la struttura non piramidale dell'organizzazione e, seconda obiezione, la cattura del capo talebano nemmeno significa la nuova collaborazione dei servizi segreti pakistani, da sempre connessi con i fondamentalisti. Anche altre volte, pressati dagli americani, avrebbero consegnato alleati per loro ormai bruciati o scomodi

domenica 14 febbraio 2010

AFGHANISTAN

Questo è un sito ufficiale delle forze armate canadesi super impegnate in Afghanistan, a riprova hanno avuto infatti un numero notevole di caduti in battaglia. Bene ecco a voi due documenti sull'Afghanistan, uno che potete trovarlo anche da altre parti perché è del Center for a New American Security, ma vale la pena di leggerlo perché è ad opera di analisti dei servizi segreti e descrive la situazione disastrosa del paese, il secondo invece non si riesce a trovare da nessuna altra parte. E' un documento non classificato dell'ISAF, le forze NATO impegnate in Afghanistan: sono 23 slide in power point, chiare ben fatte e dicono una sola cosa: si sta perdendo, il paese è sotto controllo dei talebani, le forze dell'alleanza non si sono preoccupate della popolazione, il governo è inviso dai cittadini. C'è però qualche speranza, perché la gente non vuole i seguaci del mullah Omar.

venerdì 12 febbraio 2010

Notiziario internazionale

Agli inizi di febbraio è uscita la Quadriennal Defense Review 2010, la prima della nuova amministrazione Obama, documento elaborato dal Ministero della difesa americano che fissa le linee strategiche per gli anni a venire. Assieme ad altri due documenti relativi alla politica estera (annunciato per la prima volta nel 2009 sotto la direzione di Hillary Clinton) e alla sicurezza interna costituisce il nucleo centrale di riferimento per orientarsi nel mare magnum dell'amministrazione statunitense riguardo al vasto mondo della difesa per sapere la definizione delle priorità, degli obiettivi e delle prospettive. I lettori italiani sono a conoscenza dell'esistenza di queste linee sicuramente da quel fatidico 11 settembre 2001, ma il primo report fu del 1997. Washington allora valutò che, con la fine della guerra fredda e la scomparsa di un avversario noto che fissava in modo non ambiguo l'agenda delle minacce, il mondo era diventato sempre più instabile e urgente era il bisogno di fare il punto regolarmente su quali fossero gli emergenti pericoli con l'indicazione delle contro misure necessarie ad affrontarli. Non si capisce la necessità di un documento di questo genere, se non si tiene presente che le forze armate per cambiare mentalità e adattarsi a nuovi compiti hanno bisogno di anni; inoltre bisogna considerare la mentalità pianificatoria americana e i freni messi dal pachiderma burocratico statunitense, con linee di resistenza ad ogni innovazione che superano l'inimmaginabile. Si pensi, per fare un esempio sotto gli occhi di tutti, cosa significhi passare da un esercito pronto ad affrontare i sovietici con armi nucleari, e magari scontrandosi con migliaia di carri armati nelle pianure dell'Europa centrale, a delle forze armate che devono vedersela con una moltitudine di nemici vaghi e confusi come i pirati somali, le guerre in Afghanistan e Iraq, la minaccia nucleare iraniana, le emergenze umanitarie disastrose come quella di Haiti, gli attacchi dal cyberspazio senza per altro sguarnire la forza tradizionale, dalla marina che deve sempre assicurare la libertà di navigazione mondiale o all'esercito che deve poter rispondere alle sfide di un nemico tradizionale come, eventualmente, la Cina. Se si considerano tutti questi elementi, a cui vanno aggiunti i tempi tecnici di messa in opera di sistemi d'arma nuovi, si capisce l'orizzonte temporale ventennale della validità di un simile documento.

Il passo successivo alla fissazione degli obiettivi è ovviamente quello delle allocazione delle risorse, compito ingrato su cui si assommano tutte le tensioni tra fautori di una strategia piuttosto che dell'altra, anche perché le missioni operative all'estero in teatri distanti migliaia di chilometri da casa costa un mucchio di soldi e in un periodo di crisi le discussioni sul bilancio sono all'ordine del giorno. Se si includono le spese per finanziare le guerre afghane irachene, dal 2001 le spese del Pentagono rispetto agli anni precedenti sono salite infatti del 70%! E per il prossimo anno è invece previsto un incremento di un misero 0,2% (dato indicizzato all'inflazione) per un totale di 708 miliardi di dollari. Questo significa che le spese militari nel 2011 saranno il 13% più alte di quelle durante la Guerra di Corea, il 33% più alte di quelle del Vietnam, il 23% di quelle durante l'era Reagan, il 64% in più di quelle durante la Guerra fredda e del 15% di quelle post caduta del muro (tutti questi dati sono reperibili da un documento ben fatto del Center for a New American Security).

Nel documento non ci sono grandi novità rispetto al passato, ma uno di punti più interessanti è senz'altro quello relativo alle small wars, alle guerre di insorgenza e contro insorgenza. Fino all'11 settembre, il Pentagono era pronto sostenere contemporaneamente "2+1", cioè due conflitti maggiori e uno secondario. Da quel giorno, molte cose sono cambiate, e la formula è stata riaggiustata: stante gli effetti della globalizzazione, la frammentazione del mondo legata alla sua interdipendenza, l'urbanizzazione crescente, la supremazia tecnologica e militare degli Sati Uniti accompagnata da un relativo declino economico, fanno sì che non ci siano competitor in grado di sfidare Washington sullo stesso piano, mentre sempre più probabili sono conflitti asimmetrici magari non della stessa forza di quello afghano e iracheno.

Per una rassegna critica delle posizioni, Defense News,Center for Strategic and International Studies, The Heritage Foundation,
The Center for Strategic and Budgetary Assessments.


 

Afghanistan

Da segnalare l'ottimo aggiornamento a cura dell' Institute for the Study of War sulla battaglia che è iniziata in Afghanistan intorno alla città di Marjah. L' operazione Moshtarak ("assieme") è la prima offensiva su larga scala portata avanti dagli Stati Uniti, dalle truppe della coalizione e dalle forze afghane ed ha come obiettivo la riconquista della città nella provincia di Helmand tenuta dai talebani e diventata un importante centro di produzione e commercio dell'oppio.

Ecco l'indicazione di un blog di un corrispondente free lance dall'Afghanistan. E' a cura di un ex berretto verde e tra le altre notizie, tra cui un reportage sulle basi americane e sulle difficoltà logistiche della guerra in Afghanistan, ci sono delle belle fotografie.

Segnaliamo un'interessante recensione ad un promettente libro
"The Insurgent Archipelago" dell'inglese Johm Mackinley; l'autore ha due enormi vantaggi, è inglese, non americano – come Kilkullen e Rupert Smith due che hanno scritto i migliori ultimi libri sull'argomento – e ha un'esperienza ventennale sul campo nelle operazioni di contro insurrezione iniziata nel Borneo comandante di un gruppo di Gurka. Il pregio maggiore, ad una scorsa rapidissima, è l'analisi dei nuovi tipi di insorgenza, globale e ispirata da motivi religiosi, e le contro misure da prendere, prima tra tutte la battaglia delle idee.