domenica 29 novembre 2009

Afganistan, l’Iraq e la surge

Uno degli argomenti preferiti dei fautori della tesi di McCrystal sull'invio di soldati a Kabul è il ricorso alla surge irachena ideata da Petraeus.

Come sempre vi è chi è più realista del re. I coniugi Kagan riescono a parlare del successo iracheno senza menzionare una sola volta due dei per lo meno tre condizioni che hanno permesso quell'ottima riuscita:

1 la formazione di squadre di autodifesa sunnite espressione di una rivolta tribale contro Al Qaida e della rottura dell'asse partigiani filo Saddam e di AlQaida (circa 90.000) uomini,

2 la tregua tra i miliziani sciti capeggiati da Motqada al Sadr e gli americani mediata tra il governo iracheno con l'aiuto di Theran.

Ora io non capisco perché raccontare balle. La situazione in Afghanistan è seria, non si sa come andrà a finire né se il governo di Karzai terrà e si conquisterà la legittimità che ora gli manca

Quello che è chiaro, dall'osservatorio sotto Fiesole, è che una azione di contro insorgenza non può essere vittoriosa se

1 non ha un chiaro obiettivo politico, possibile e condivisibile;

2 non esiste un governo che riscuota il consenso della popolazione.

Quindi il problema in Afghanistan si chiama Karzai e Pashtun emarginati dal governo per la prima volta nella storia del paese e ora anche minacciati dalla rozza azione di guerra Pakistan.

Insomma sono d'accordo con March Lynch.


 

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