venerdì 11 dicembre 2009

Affari internazionali e specialmente afghani

USA-Afghanistan

Si registra sempre di più una notevole stanchezza dell'opinione pubblica americana riguardo la guerra; andamento interno che contrasta con il ruolo di garante dell'ordine mondiale degli Stati Uniti. Di questo i commentatori non possono non tenerne conto quando parlano delle indecisioni di Obama. Un eventuale fallimento in Asia centrale sarebbe una botta incredibile all'autorevolezza USA.

A proposito viene allora la critica sollevata da News Week riguardo alla mancanza di sottolineatura epica nel discorso di Obama alla nazione. E' vero, sembra l'elenco dei buoni propositi, ma la dimensione del tragico, della scelta dolorosa e ineluttabile, manca proprio al presidente e allora come si pretende che ci credano i cittadini?

Ma questo ondeggiamento della politica estera americana tra i due poli, interventismo e isolazionismo, è un classico della storia del paese e adesso, anche grazie alle difficoltà economiche, è il momento della tendenza a non guardare le cose del mondo.

Notevole e stimolante saggio di Paul Rogers, intelligente esperto liberal di questioni di sicurezza internazionale. In questo paper Global Security after the War on Terror
ad opera dell'Oxford Research Group critica l'approccio delle amministrazioni americane alla lotta ad Al Qaida, che va sotto il nome di "guerra al terrore", perché non ha fatto altro che militarizzare il problema innalzando la fama e il prestigio del gruppo terroristico, invece di renderlo marginale in tutte le situazioni attraverso una politica che sapesse tenere un punto di vista generale. Si può dissentire, sembra un'obiezione "benaltrista", ma soprattutto non tiene conto di un importante aspetto geostrategico: che gli americani ora sono presenti in forze in Asia, che l'Iran è in pratica circondato da truppe americane e che in Iraq, dietro Israele, ci sono gli Stati Uniti. Giusto? Sbagliato? Si poteva fare diversamente? Gli Stati Uniti reggeranno allo sforzo? Tutte obiezioni in sé corrette. Si vedrà.

Il generale McCrystal ha testimoniato davanti al Congresso americano dando tutto il suo appoggio al piano di Obama; ha assicurato inoltre che entro 18 mesi i talebani saranno battuti dato che non riscuotono nessuna fiducia dal popolo afghano. "Credo fermamente che noi – il governo afghano con l'aiuto delle forze della coalizione - possiamo sconfiggere I Talebani. Cioè credo che metteremo i Talebani in una posizione da cui non possano minacciare il governo afghano". Queste parole vanno ben meditate: sconfiggere non vuol dire distruggere né annientare il nemico, vuol dire impedirgli di nuocere, di superare una certa soglia di pericolo. Mi sembra di capire quindi che, giustamente, si punti a integrare i Talebani nella vita politica afghana. E sul raggiungimento di questo risultato è basata la previsione del ritiro americano che ha trovato molti critici (qui alcune opinioni riportate dal New York Times).

Giusta la nota di Danielle Pletka sulla non sufficiente determinazione dell'amministrazione americana a sostenere l'altro pilastro fondamentale di ogni guerra di contro insorgenza vincente: la ricostruzione civile. Scarso a questo proposito risulta essere il numero di funzionari civili americano inviato a Kabul.

Asia News nota come nel discorso di Obama manchi completamente ogni riferimento all'Iran e al ruolo del narco traffico in Afghanistan, minaccia di egual gravità dei talebani.

Perché i soldati talebani sono pagati di più di quelli dell'esercito afghano nonostante le valanghe di soldi che affluiscono nelle casse di Karzai?

Ma assieme a notizie poco incoraggianti, dall'Afghanistan arrivano anche informazioni d'altro segno come quella di una protesta di donne contro il governo affinchè sia più forte la lotta contro la corruzione e i crimini di guerra.

Il fatto certo della surge afghana è che la controffensiva americana ricomincerà da Kandhar, il fulcro dell'offensiva talebana e città simbolo dei pashtun. Il test è fondamentale e dal risultato capiremmo se avrà successo la strategia di Mc Crystal basata sul separare la protesta etnica da quella sovversiva dei talebani e entrambe da Al Qaida secondo lo schema messo in opera in Iraq.

Iran

Il presidente Ahmadinejad e il circolo di fedeli attorno a lui sembra ormai sempre più isolato anche all'interno dell'establishment; non a caso i servizi hanno denunciato manovre tra il clero a favore dell'opposizione. La polizia e i miliziani però continuano con i loro atroci metodi repressivi: stupri, torture e ogni tipo di violenza.

Iraq

Dichiarazione importante del leader del partito di ispirazione scita Islamic Supreme Council of Iraq (ISCI), Akim, che ha spiegato come il futuro politico dell'Iraq deve essere indipendente da ogni influenza esterna (chiaramente si riferiva all'Iran) affermando che Baghdad ascolta tutti ma agisce in proprio e non per conto di qualche agente esterno; ha anche aggiunto che l'Iraq aspira a diventare uno stato dove c'è posto per ogni partito nel rispetto della legge.

Turchia

Fino all'avvento al potere del Partito, di ispirazione islamica, per la giustizia e lo sviluppo, la Turchia aveva intessuto legami stretti con l'Europa, gli Stati Uniti e lo stesso Israele. Ora si assiste invece ad un regresso: segno di un trend o solo uno stop di riflessione?

Una prima risposta si può intravedere dall'ottimo andamento dei colloqui tra Obama e il presidente turco Erdogan della settimana scorsa. Molti gli argomenti trattati: Israele, Medio Oriente, Iran, Europa, relazioni commerciali con gli USA. Qui un primo articolo di valutazione del corso della società turca dove si sostiene che l'occidente e specialmente l'Unione Europea devono aiutare quelle tendenze filo integrazione che si stanno muovendo nel paese.

Nonostante le relazioni con Israele adesso non siano proprio alle stelle, la Turchia è seriamente impegnata nella lotta contro il terrorismo e infatti non esista a contrastare le mosse di Hezbollah sul proprio territorio.

Al Qaida

Un recente studio riportato sullo Spiegel mostra come Al Qaida abbia ucciso un numero maggiore di mussulmani che di infedeli occidentali: otto volte tanto! Non solo, ha anche teorizzato la linea della necessità dei danni collaterali.


 

Natale

Se volete vedere le letture consigliate per Natale da un think thank repubblicano, siete serviti: non ci sono solo testi seri, non sono europei politicamente corretti, ma anche libri sul l'arte di fare i cocktail!

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