martedì 24 marzo 2009

"Non dimenticare Katyń. Per la purificazione della memoria nella nostra Toscana"

Appello: per aderire inviare una e-mail a circolo.dei.liberi@gmail.com

"Due anni dopo il capolavoro di von Donnersmarck, Le vite degli altri, l'uscita del magistrale film Katyń di Andrzej Wajda, rappresenta per gli uomini di cultura della nostra regione un ulteriore forte richiamo ad assolvere un compito ancora incompiuto, anzi in molti neppure avviato: quello della diffusione tra le nostre giovani generazioni di una consapevolezza della natura della democrazia e della libertà, consapevolezza che si costruisce anche per contrasto con l'intossicazione ideologica novecentesca del comunismo. Ricordiamo che con “massacro di Katyń” si designa l’assassinio in massa di circa 22 mila polacchi, in gran parte ufficiali, dunque prigionieri di guerra in Russia, ordinata da Stalin su suggerimento di Beria (marzo 1940). Si volle distruggere assieme ad una élite la capacità stessa di resistenza di una nazione. Il massacro, noto in Europa (le prime esumazioni, ad opera dei tedeschi occupanti, risalgono al 1943), fu sempre negato dall’URSS e dai comunisti europei, fino alle reticenti ammissioni del 1990. Coloro che, anche in Italia, lo denunciavano furono perseguitati o emarginati. Questo dramma, esemplare per più aspetti di una più generale criminalità politica o acquiescenza nel comunismo europeo, esige, in tutti coloro che ne siano stati toccati, una esplicita “purificazione della memoria” di fronte alla passata compromissione anche solo morale con i crimini dell’URSS, come è avvenuto per la memoria dei fascismi e del nazismo.
L'uscita del film Katyń rappresenta, proprio a Firenze, l’occasione per un atto pubblico di purificazione, per un motivo paradossale: un po’ miseramente, com’è il suo stile, la Firenze “democratica” evita anche il semplice contatto col film di Wajda e con il fatto Katyń. Dobbiamo registrare, infatti, che a Firenze Katyń è stato in programmazione solo qualche giorno e in una sede appartata (che merita comunque elogio). Censura o spontaneo conformismo? Venti anni ormai passati dal crollo di una parte del mondo comunista non sono serviti ad avviare un pur minimo processo di ripensamento nelle nostre istituzioni culturali e politiche le quali, bisogna dirlo, sono state storicamente inquinate da una acquiescenza ideologica protrattasi fino ai nostri giorni.
In buona sostanza nelle nostre scuole (basti un controllo dei manuali di storia) e nelle nostre università ai giovani non vengono forniti, da decenni, strumenti per valutare la differenza tra comunismo e democrazia. Una paradossale intangibilità dell’URSS, persino della Russia staliniana, resta nella memoria della sinistra e di molti “democratici”. La stessa toponomastica di città e paesi, fonte concreta di memoria e giudizio storico, mette in ultimissima posizione, ma più spesso ignora, i veri padri della democrazia nel nostro paese (si pensi De Gasperi, a Sturzo o a Saragat) per dedicare strade e piazze principali ai nomi improponibili di collaboratori di Stalin, come lo stesso Palmiro Togliatti. Quest’ultimo, tra l’altro, della strage di Katyń è moralmente corresponsabile: nel 1938 la sua firma è tra quelle dei liquidatori del partito comunista polacco, dopo pochi mesi interamente trucidato da Stalin in funzione dell’accordo con Hitler sulla spartizione della Polonia.
Sì, la situazione non è buona, basti pensare che fino a quattro anni fa il Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia impediva sistematicamente si tenessero riflessioni anticomuniste nei locali della Facoltà, spesso concessi ai più deliranti e pericolosi gruppi ideologicizzati; che altre Facoltà temono ancora oggi ogni evento pubblico che possa provocare la mobilitazione dei gruppi studenteschi di sinistra; che nell'Università di Pisa non riesce a parlare un rappresentante dell'ambasciata israeliana.
Le cose però stanno cambiando. Il nostro Parlamento si è liberato nel tempo della vergogna di ospitare il più grande gruppo comunista d'Europa e anche in Toscana, finalmente, le maggioranze di comuni province e regione sono ormai ai margini di quella eredità. Sembra perciò il momento di avviare un grande moto civile di recupero di una memoria storica finora nella nostra regione falsificata e divisa, non per accumulare altro odio né recriminare, ma per unire nella verità e portare davvero la società civile toscana nell'alveo della democrazia e del riformismo, oltre i Novecento. Un processo educativo che deve partire dalle scuole e dalle università, ma anche da tutte le sedi culturali e politiche.
Dicevamo che proprio il tentato occultamento del Katyń di Wajda, che tratta di una miserabile falsificazione storica a favore del mito sovietico, è un richiamo a fare qualcosa. Crediamo che a questo richiamo risponderanno tutti i sinceri democratici toscani, a qualsiasi partito o area culturale appartengano. Intanto chiediamo una visione pubblica, per la cittadinanza, del film, in Palazzo Vecchio, in Provincia e in Regione, con la partecipazione di politici, amministratori, e intellettuali, in cui si abbia il coraggio di tentare una prima purificazione della memoria. (Resta nella storia cittadina la proiezione del film di Autant Lara, Tu ne tueras pas, voluta dal sindaco Giorgio La Pira, mentre era in corso il dibattito sull’obiezione di coscienza).
Firenze 3 Marzo 2009
Per adesioni : circolo.dei.liberi@gmail.com
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