Pubblicato sul Corriere fioentino martedì 17 marzo 2009
Rispondo con piacere a Claudio Carabba che, sulle pagine del Corriere Fiorentino di sabato 14 marzo, ha sollevato alcune civili critiche al testo dell’appello lanciato dal Circolo dei Liberi a proposito del film di Andrzej Waida “Katyn”.
Sono d’accordo con lui su alcuni punti, ma prima di tutto devo dire che si sta raggiungendo uno egli scopi primari dei nostri intenti: aprire una discussione su questo film. Di poi, perché anche Carabba chiede a gran voce una sua diffusione maggiore, magari anche nei cineforum di una volta, spariti, riprendo le sue parole, grazie alla “sconsiderata politica di Comune e Regione a favore delle Multisale”. Parole sacrosante.
Lo scopo del nostro manifesto – e questo è il punto di dissenso - è la denuncia di un clima conformista che comprende tutti i chierici di sinistra che ancora si ostinano ad opporre un muro di gomma alla realtà e a non fare i conti con il passato a dispetto del crollo del muro di Berlino. Se la Regione organizza i treni per le scolaresche per andare a vedere l’orrore di Mathausen, se giustamente c’è “La giornata della Memoria”, non vi è traccia di altrettanto impegno al ricordo delle vittime del comunismo e alla denuncia dei suoi altrettanti orrori, fatto ancor più grave perché anche quei massacri spesso videro la responsabilità (come in Spagna) e l’omertà (è il caso delle fosse di Katyn) dei comunisti italiani a partire da Togliatti.
Il motivo storico di tale silenzio è presto detto. Ancora oggi in Italia non è ammesso il fatto che siano state combattute non una, ma due guerre civili, come sostiene anche Pansa. Una fra fascisti e antifascisti e una seconda, dopo la guerra mondiale, all’interno dello schieramento antifascista, tra comunisti e chi non lo era. Menzogna che permette agli ex comunisti di nascondersi dietro la foglia di fico della “diversità italiana”, scrollandosi di dosso ogni responsabilità morale e politica.
E’ questo nascondimento della verità che fa sì che anche la scomparsa di questo film dalle sale cinematografiche fiorentine non desti scandalo. A sinistra, a Firenze, nessuna voce, se non ora quella di Carabba, si è levata contro questo dato di fatto. Questo comportamento come lo definiamo, se non conformismo, censura o auto censura?
Per concludere, quello che Il Circolo dei Liberi chiede è che le istituzioni locali, si facciano carico di questa difficoltosa visione di “Katyn” e, in uno spirito di riappacificazione, diffondano il film nelle scuole e magari ne organizzino una proiezione pubblica e solenne nel Salone dei Cinquecento.
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